In Valsugana per la combinata 2+2 Orienteering/TrailO

Il podio della gara di specialità Temp-O. Daniele presente in qualità di responsabile per la FISO del Settore TrailO

Lo scorso weekend abbiamo preso parte all’intenso programma della Valsugana 2+2, con due competizioni internazionali di TrailO e altrettante di livello promozionale/regionale di Corsa Orientamento. Tra i nostri, hanno partecipato a questa trasferta in Trentino Daniele Guardini, ormai esperto nel TrailO, e Antonio Mariani, che pur essendosi ormai specializzato nella MTB-O, ha voluto variare la sua preparazione per il finale di stagione, partecipando sia alle due gare di corsa ma anche all’appuntamento di TrailO di domenica.

Lasciandovi per il dettaglio dei risultati all’articolo che segue, scritto da Daniele e pubblicato anche sul sito della FISO, vediamo come sono andati i nostri: meglio Daniele nel TrailO, pur con qualche rammarico per un errore evitabilissimo, si è classificato 11° generale e 4° italiano nella gara di TrailO di domenica (specialità Pre-O, valevole anche come Campionato Italiano); meglio Antonio invece nella C-O, correva in categoria MElite e ha centrato l’8° posto nella gara sprint di sabato e l’11° posto nella middle di domenica.

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Con Monte Livata e Antrodoco riprendono le attività regionali nel Lazio

tutti i vincitori di categoria dell’ottava prova del Trofeo Italia Centrale a Monte Livata (foto Daniele Guardini)

Dopo la pausa estiva, riecco l’Orienteering nella nostra regione: se gli ultimi appuntamenti del Trofeo Italia Centrale avevano fatto tappa a giugno in Toscana ed Emilia, l’ottava prova torna a disputarsi nel Lazio e non poteva trovare migliore collocazione che Monte Livata, Montagna della Capitale!

Domenica 18 settembre la giornata nella località simbolo dei Simbruini si è presentata piuttosto fresca ma baciata dal sole: condizioni praticamente ideali per sostenere gli atleti in gara su tracciati fisicamente e tecnicamente impegnativi, come quelli messi a punto dallo staff del Corsaorientamento Club Roma, organizzatori della competizione.

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Dopo l’infortunio, per Antonio i WMTBOC a Viborg

E’ sempre un grande soddisfazione poter vantare in squadra un atleta della nazionale maggiore, seppure la Mountain Bike Orientamento non sia particolarmente diffusa e conosciuta in Italia e ancora meno nel Centro. Non è un caso che il trasferimento in Alto Adige, per motivi lavorativi, abbia giovato ad Antonio anche nella possibilità di partecipare più facilmente alle gare nazionali e all’estero, infortuni a parte… Ecco le sue impressioni sui Campionati Mondiali di MTB-O disputati con la maglia azzurra tra fine luglio e inizio agosto in Danimarca.

Dopo l’infortunio al mignolo della mano sinistra che si è rivelato più complicato del previsto, con annessa operazione chirurgica, sono riuscito a presentarmi in condizioni decenti al mondiale di MTB Orienteering. Effettivamente però nei due mesi che precedevano l’appuntamento non sono riuscito ad allenarmi adeguatamente: solo bici su strada e senza quelle gare (in particolare la 5 giorni di Plzen) che mi avrebbero permesso di arrivare con la giusta mentalità al mondiale. Sono partito per la Danimarca con molto entusiasmo, finalmente fuori dalla malattia, senza obblighi di reperibilità e un dito libero da fissatori chirurgici e quant’altro. In realtà non sapevo ancora verso cosa stavo andando incontro. Prima di descrivere ciò che è successo in gara è importante precisare che il mio mondiale è stato condizionato pesantemente da fattori esterni di ogni tipo, compresi ovviamente i postumi dell’infortunio: sapere di avere un dito ancora fragile e poco funzionante non può che influenzare le prove. Sinceramente quest’ultimo è stato il problema minore. Aver affrontato un mondiale così delicato mi ha messo veramente alla prova ed è brutto dirlo ma, se le gare fossero andate bene, ne sarei uscito con meno insegnamenti. Ma veniamo al resoconto delle gare senza dimenticare delle importanti considerazioni per chi non conoscesse bene questa disciplina.

Aver affrontato un mondiale così delicato mi ha messo veramente alla prova ed è brutto dirlo ma, se le gare fossero andate bene, ne sarei uscito con meno insegnamenti.

La prima gara in programma è la sprint nel centro di Viborg, per l’occasione chiuso al traffico. Ero contento di tornare in gara dopo tanto tempo, dopo la sfortunata mass start degli Europei dove in ogni caso avevo trovato delle buone conferme tecniche e fisiche. Il percorso di gara è esattamente paragonabile a quello di una gara di corsa orientamento, oramai sempre più spesso le sprint di MTB-O si avvicinano a quelle di C-O, è un dato di fatto. Il problema è che la velocità e la difficoltà di lettura rendono il tutto estremamente più difficile. Parto molto presto, non avendo molti punti nel ranking IOF. La situazione è fin troppo calma, ma io sono molto concentrato, una concentrazione che purtroppo non ritroverò più nelle gare seguenti. La gara procede bene, so che non posso spingere al massimo per non rischiare troppo ma riesco ad essere fluido, nei primi sette punti di controllo riesco anche a raggiungere un avversario partito prima di me, poi una sbavatura alla 9 anticipando un bivio, un errore evitabile che però ci può stare, qualche scelta non troppo azzeccata e alcuni rischi nei successivi punti della prova. Andando alla 18 il mio mondiale è praticamente finito. Mentre guardavo la carta in un tratto rettilineo ad alta velocità mi sono ritrovato improvvisamente a terra. In un primo momento non sapevo cosa fosse successo, il mio dito era al sicuro fortunatamente. In sostanza avevo fatto frontale con una ragazza della categoria W20. Sono ripartito sbagliando subito e sbagliando nel punto in cui il 90% dei concorrenti ha sbagliato e ormai con poca motivazione ho concluso la mia gara in quasi 29’, almeno 2’ in più del previsto e con molte escoriazioni. Il mondiale è iniziato nel peggiore dei modi ma, fortunatamente per noi, Fabiano Bettega è riuscito a centrare un 5° posto (miglior risultato del Team Italia staffetta esclusa), le gare super tecniche sembravano fatte apposta per lui.

La gara middle era in programma due giorni dopo, nel giorno di riposo era previsto un model Event in fin dei conti poco utile perché la zona di gara era a quasi 100 km di distanza, sulla costa orientale della penisola dello Jütland, precisamente a Ebeltoft. Sapevamo cosa ci aspettava: una gara estremamente tecnica. Purtroppo fino a quando non sono partito non potevo capirlo fino in fondo. Sono partito con la voglia di riscattare la prova della sprint, ma essere troppo determinato mi ha fatto sbagliare sin da subito. Con il senno di poi, avrei sicuramente dovuto affrontare la prova con estrema cautela, quasi in modalità allenamento, e forse mi sarei salvato. Gli unici intertempi discreti sono stati quelli fatti insieme ad altri. Come è possibile analizzare sulla carta, la parte alta, presentava un reticolo di sentieri veramente estremo con numerosi incroci di linee. La scala al 7500 poteva aiutare (utilizzando il classico 1:10000) alcune parti sarebbero state quasi illeggibili. Di certo questa prova è stata quasi proibitiva. Il mio livello tecnico attuale mi rende veramente difficile essere performante in queste gare.

Il giorno seguente era in programma la gara long, a Stråsø, in una vastissima zona rurale/forestale. Questa gara poteva rappresentare per me l’occasione del riscatto, infatti la Long è la prova in cui mi sento più forte, visto che alterna tratti di lettura carta a tratti in cui è importante spingere sui pedali. La sfortuna anche in questo caso ha condizionato pesantemente la mia prova: tra il primo e il secondo punto ho avuto subito un problema meccanico. Il perno della ruota anteriore ha cominciato a svitarsi, sarebbe bastata una brugola per riavvitarlo ma, come spesso accade, non avevo attrezzi nell’unica volta in cui ne avrei avuto bisogno. Ovviamente riavvitarlo a mano era quasi inutile perciò mi sono dovuto ritirare. Questo è stato decisamente il colpo del KO. Analizzando la gara nel suo sviluppo, si può notare come la rete sentieristica sia molto simmetrica ma anche fitta. Inoltre sono presenti due zone della carta molto tecniche tra il 5° e il 7° punto in cui si ripassava a circa metà gara e una zona a est della carta che si attraversava tra il 9° e il 12° oltre che nel finale di gara. Il terreno era molto pesante fuori dalle strade forestali, con radici e talvolta sabbia ma generalmente i rilievi erano modesti, come sempre in Danimarca. In ogni caso una gara per passisti. Luca Dallavalle è riuscito quasi a centrare la top 10 con una buona gara.

Durante il giorno di riposo ho fatto un breve giro in carta per trovare il feeling e arrivare alla mass start con il morale non troppo basso. Il bello ma anche il brutto di questa prova è l’incertezza e la componente tattica. In questo caso però la componente tecnica sovrastava le altre. Si gareggiava in una piccola zona a nord di Viborg, un bosco suburbano con una miriade di sentieri. La gara prevedeva 3 giri con 3 cambi carta in una zona ristretta, un trasferimento a sud per alcuni punti veloci in farfalla e un finale molto tecnico e delicato, in parole povere c’era da leggere e non sbagliare. La cosa non mi è riuscita, 3 primi punti diversi costringevano i concorrenti ad andare in tutte le direzioni in zona punto, perciò ho perso del tempo, la gara tuttavia non era ancora finita. Seppur abbastanza indietro nella classifica parziale, mi sono divertito a svolgere la parte centrale del percorso, fino a quando, con la voglia di recuperare, ho sbagliato pesantemente alla 15. Questo errore mi ha fatto capire molte cose, ad esempio che la velocità in gara non deve essere esagerata per non commettere errori, soprattutto in gare tecniche. Ci vuole tempo per affinare certi automatismi, l’esperienza non è una cosa immediata. Grazie a questi insegnamenti sono tornato dal mondiale con un pensiero positivo, i risultati sono stati negativi ma è stata pur sempre un’esperienza necessaria alla quale non potevo arrivare preparato visto l’infortunio e le poche gare fatte in generale.

Ci vuole tempo per affinare certi automatismi, l’esperienza non è una cosa immediata.

Nell’ultimo giorno di gare i miei compagni hanno confermato il loro 4° posto in staffetta con una gara solida in un terreno veramente ostico. Direi che ho ancora molto da imparare da loro ma fortunatamente ho anche molto tempo per farlo.

EYOC 2019 in Bielorussia, parola a Francesco

Dopo un anno nel quale ho mancato la convocazione agli EYOC, questa volta ce l’ho fatta e a fine giugno ho preso parte al campionato europeo in quel di Grodno (Bielorussia). Sono consapevole di essere migliorato rispetto agli EYOC di due anni fa, in cui come miglior piazzamento ho ottenuto un 50° alla long, e questa volta sono determinato ad arrivare davanti in classifica.

Siamo partiti mercoledì 26 sera alla volta di Varsavia, pianificando di arrivare il giorno dopo a Grodno in tempo per svolgere il model event nel bosco. Ed ecco il primo imprevisto: il pulmino che avrebbe dovuto portarci è arrivato con 1h30′ di ritardo e alla frontiera siamo rimasti fermi per oltre un’ora, cosicché siamo giunti a Grodno troppo tardi per il model event, che ci avrebbe dato qualche dritta per affrontare la long il giorno successivo. Fortunatamente per noi, un assaggio di questi terreni lo abbiamo già avuto nel training camp in Lituania di fine aprile, quindi non eravamo del tutto impreparati.

Sulla linea di partenza mi immaginavo già un bosco per la maggior parte verde e, una volta presa la carta, le mie aspettative sono state rispettate. Però, subito al primo punto ho avuto difficoltà ad entrare in gara finendo lungo sul sentiero vicino al punto con un errore di 1’30”. Purtroppo le cose sono andate di male in peggio, infatti al secondo punto ho sbagliato più di 5’ arrivando fino alla 3  e sono riuscito addirittura a perdere secondi alla 3, dove ero già passato. Dopo un quarto punto senza finalmente nessun errore, è arrivata la prima tratta lunga: ho deciso di seguire il prato fino alla sella per poi seguire avvallamenti e sentieri fino al punto, ma a metà tratta ho pensato che tagliare per il bosco sarebbe stato meglio, ma questo mi è costato un errore in zona punto. Dopo una prima parte rovinosa, la mia prestazione è andata migliorando (ho commesso “solo” un altro grosso errore di 2’ alla 12), ma il risultato sperato era ormai sfumato. La gara mi ha lasciato molto deluso: ho concluso in 51^ posizione a 18’51” dal primo.

La mappa della gara long

La mattina dopo era il giorno della staffetta. Io avrei disputato la seconda frazione, ricevendo il testimone da Marco Orler e dando il cambio ad Alberto Bazan. Orler in prima ha disputato un buon lancio: mi ha fatto partire in 12^ posizione, molto vicino alle squadre davanti a noi. Dopo i primi due punti senza errori, alla 3 una imprecisione mi è costata 30”; a questo punto mi sono ritrovato insieme all’austriaco, ma seguendolo mi sono accorto che aveva un forking diverso, così, quando ho trovato il punto, l’estone e l’inglese mi hanno ripreso. Ho proseguito assieme a loro fino alla 10, commettendo un’ingenuità molto pesante alla 11: ho, infatti, confuso la 11 con la 1, un errore che mi è costato minuti preziosi. Ma le sbavature non sono finite qui, infatti anche dopo il punto spettacolo ho sbagliato: alla 14 sono finito troppo a sinistra. Dopo 40 minuti di gara sono arrivato al cambio in 14^ posizione arrabbiato con me stesso e dispiaciuto per la squadra. Bazan, seppur non con una gara pulita, è riuscito a recuperare ben 3 posizioni, concludendo così in 11^. Con una mia prestazione migliore avremmo indubbiamente conquistato la top 10 senza alcun problema.

La mappa della staffetta

Dopo le due prove disastrose in bosco, avevo molta voglia di chiudere in bellezza questa trasferta con la sprint. Era la prova che nel gruppo della nazionale avevamo preparato di più, con carte vecchie, percorsi ipotetici e street view. Sapevo che la gara sarebbe stata molto veloce, perciò il fattore atletico era fondamentale, in pratica dovevo correre al massimo dall’inizio alla fine. Le scelte di percorso si sono rivelate decisive, anche 20 metri di troppo avrebbero fatto la differenza. Parlando della mia gara, al primo punto ho rischiato subito un errore fatale: stavo, infatti, per imbroccare il vicolo precedente a quello dove era posto il punto, ma, dopo due passi, mi sono accorto che il vicolo che avrei dovuto prendere non era porticato, a differenza di quello in cui mi trovavo. Per fortuna mi sono salvato in tempo. Ho deciso di affrontare la 2 da destra, scelta che si è rivelata vincente in un’analisi posteriore. Al quinto punto ho deciso, senza pensarci troppo, di fare il giro largo per allungare il passo, poi due punti vicini e la 8, in cui la scelta destra-sinistra era fondamentale; io ho fatto la peggiore, ovvero da sinistra, infatti risultano 10” di ritardo dal migliore intertempo. Dopo il punto spettacolo ho cominciato ad accusare la fatica e non ero più molto lucido. La 12 era il classico punto da descrizione (interno o esterno rispetto alla recinzione); per qualche motivo ero sicuro che il punto fosse esterno, ma a metà tratta ho guardato la descrizione accorgendomi che era interno; in questo modo mi sono salvato in corner. La 13 e la 14 prevedevano altre due scelte e io, prendendole entrambe da sinistra, forse non le ho azzeccate. A quel punto c’era solo da correre fino all’arrivo, dove sono giunto con le gambe che non reggevano più ma contento della mia prestazione. Il risultato mi ha lasciato finalmente soddisfatto: 9° a 28” dal primo e a 12” dal podio lungo. Dopo una partenza difficile, all’ultima occasione sono riuscito a riscattarmi in questo che era il mio ultimo EYOC.   

La mappa della sprint

Si ringraziano Lucia Curzio e Stefano Raus per le foto.

Per Francesco, la consacrazione agli ISF in Estonia

Nella sua pur breve carriera, per quanto ce lo ricordiamo, giovanissimo, con una mappa di orienteering tra le mani già 10 anni fa, Francesco non aveva ancora colto un acuto internazionale. Dopo il titolo sprint M20 dell’anno scorso a Martina Franca e il circuito di Coppa Italia M18 vinto al termine della scorsa stagione agonistica, la scorsa settimana Francesco ha vestito la casacca della nazionale giovanile italiana in occasione dei Campionati Mondiali Studenteschi, disputatisi a Otepää, in Estonia, centrando il suo primo risultato di assoluto rilievo fuori dai confini italiani: ci racconta lui la sua esperienza…

Dopo due anni dall’ultima volta ritorno a disputare i Mondiali studenteschi di orienteering. Se nel 2017 mi sono trovato a gareggiare nella calda Palermo, quest’anno lo scenario è completamente diverso: la città scelta è Otepää, in Estonia, quindi con qualche grado di latitudine in più e qualche grado di temperatura in meno. Se a Palermo ero alla prima esperienza internazionale e non ho raccolto un granché, a Otepää arrivo con un bagaglio più grande e sono pronto a battermi alla pari con gli altri.

a Otepää arrivo con un bagaglio più grande e sono pronto a battermi alla pari con gli altri.

Guardando le squadre nazionali iscritte noto che ne mancano molte tra le più forti, come Svizzera, Norvegia o Ungheria, e ciò mi motiva ancora di più a fare bene. Con questa determinazione mercoledì 1 maggio parto per la prova long, la prima gara della manifestazione. I primi due punti li passo con qualche imprecisione, poi alla prima tratta lunga decido di prendere il sentiero a sinistra, dato che dal model event sapevo che il bosco verde era molto ostico, arrivo al punto perfettamente ed è proprio qui che commetto un errore fatale: leggo il codice 55 sulla lanterna, ma quello che cercavo era il 65, così “pascolo” in zona punto per altri 5 minuti; quando ritorno allo stesso punto di partenza e prendo atto del mio errore, mi sento scoraggiato e capisco di aver buttato una gara per aver letto 5 al posto di 6. Ma non mi arrendo perché so che anche il risultato generale della squadra è importante, così riparto ma perdo già qualche secondo alla 5 e un minuto alla 6 per aver preferito entrare nel bosco piuttosto che fare il giro largo sul sentiero. Passato il punto radio della 7 riprendo la concentrazione che avevo perso e termino con una seconda parte di gara sicuramente migliore della prima. Con il tempo di 50’56” concludo 15° a meno di cinque minuti dal primo (46’08”) e con mio grande dispiacere mi accorgo di come avrei potuto vincere la gara senza quell’errore sciocco al terzo punto. Mi ha risollevato il morale il secondo posto dell’altro atleta azzurro Ilian Angeli, al quale faccio i miei complimenti.

Consapevole del mio potenziale, venerdì 3 maggio, due giorni dopo, sono carico per la prova middle. Il clima è molto rigido per essere maggio (durante le prime ore del mattino è caduto qualche fiocco di neve) ma di solito non risento del freddo, anzi, spesso mi piace. Così sono pronto alla linea di partenza. Non è stato uno dei miei migliori avvii: al primo punto perdo già 30” perché non riesco a trovare un varco nel verde 2 e ritardo l’uscita dal sentiero a nord del punto, ma non mi demoralizzo perché so che Ilian è arrivato secondo con una gara non perfetta. Nella tratta verso il terzo punto recupero lo svedese che mi partiva due minuti davanti; se dal una parte mi sento molto contento, dall’altra devo stare attento a non farmi distrarre da lui e ci riesco, infatti in zona punto noto che lui tende leggermente a sinistra, io presto molta attenzione e trovo il punto prima di lui riuscendolo a staccare subito. Proseguendo con la gara noto che il sesto punto è molto delicato, poiché un piccolo errore di direzione mi avrebbe portato via svariati secondi, perciò lo affronto con molta cautela andandoci di precisione. Alla 8 un episodio tragicomico mi ha fatto perdere altri 20”: attraverso la pista da salto con gli sci, a un certo punto perdo l’appoggio e scivolo fino in fondo! Posso solo immaginare quanto gli altri intorno a me abbiano riso divertiti. Comunque questo mi fa anche perdere svariati metri di dislivello che a questo punto della gara diventano veramente pesanti. Alla 9 forse la scelta da sinistra è migliore della mia da destra, ma comunque la eseguo senza particolari difficoltà. Dopo la 9 vedo la mappa e comprendo che c’è solo da correre per raggiungere il traguardo; la corsa, però, diventa sempre più pesante dopo una middle intera e un finale di long dove ho spinto al massimo e, con grande fatica, finisco la mia prova in 23’16”. Il mio è un primo posto provvisorio che in realtà mi aspettavo visto il mio orario di partenza tra i primi, ma che pensavo non sarebbe durato per molto. Vado a farmi la doccia e quando torno in arena un’ora dopo scopro sorpreso che sono ancora in testa, così inizio a credere di poter rimanere nel podio lungo (i primi 6), ma mi stupisco quando a gara conclusa mi ritrovo 3° a 50” dal primo e 45” dal secondo. Mi presento molto soddisfatto alle premiazioni, ma resto un po’ dispiaciuto per il risultato finale della squadra: se il primo giorno ci trovavamo primi, ora siamo scesi in quarta posizione, quindi non saremo premiati alla cerimonia di chiusura.

I mondiali studenteschi non sono però solo gare, è presente anche la componente del divertimento e della socializzazione con gli atleti di altre nazioni, per questo ci sono vari eventi come la giornata culturale di giovedì trascorsa a Tartu, il party finale e la staffetta dell’amicizia di sabato, molto particolare perché consisteva nel gareggiare insieme ad altri due atleti scelti a caso tra tutte le nazioni partecipanti e nella quale dovevamo scegliere una strategia per dividerci tutti i punti presenti sulla carta. È anche per tutto ciò che questa è stata per me un’esperienza memorabile e che ho avuto la fortuna di fare per ben due volte; stavolta, però, torno a casa soddisfatto con una bella medaglia di bronzo.

Qui trovate risultati, splits, routegadget ed altre foto: http://isforienteering2019.ee/
E questo è l’album su facebook con tutte le foto degli italiani: https://www.facebook.com/stefano.raus/media_set?set=a.2366395736746538&type=3

Si ringraziano Lucia Curzio e Stefano Raus per le foto