E’ sempre un grande soddisfazione poter vantare in squadra un atleta della nazionale maggiore, seppure la Mountain Bike Orientamento non sia particolarmente diffusa e conosciuta in Italia e ancora meno nel Centro. Non è un caso che il trasferimento in Alto Adige, per motivi lavorativi, abbia giovato ad Antonio anche nella possibilità di partecipare più facilmente alle gare nazionali e all’estero, infortuni a parte… Ecco le sue impressioni sui Campionati Mondiali di MTB-O disputati con la maglia azzurra tra fine luglio e inizio agosto in Danimarca.
Dopo l’infortunio al mignolo della mano sinistra che si è rivelato più complicato del previsto, con annessa operazione chirurgica, sono riuscito a presentarmi in condizioni decenti al mondiale di MTB Orienteering. Effettivamente però nei due mesi che precedevano l’appuntamento non sono riuscito ad allenarmi adeguatamente: solo bici su strada e senza quelle gare (in particolare la 5 giorni di Plzen) che mi avrebbero permesso di arrivare con la giusta mentalità al mondiale. Sono partito per la Danimarca con molto entusiasmo, finalmente fuori dalla malattia, senza obblighi di reperibilità e un dito libero da fissatori chirurgici e quant’altro. In realtà non sapevo ancora verso cosa stavo andando incontro. Prima di descrivere ciò che è successo in gara è importante precisare che il mio mondiale è stato condizionato pesantemente da fattori esterni di ogni tipo, compresi ovviamente i postumi dell’infortunio: sapere di avere un dito ancora fragile e poco funzionante non può che influenzare le prove. Sinceramente quest’ultimo è stato il problema minore. Aver affrontato un mondiale così delicato mi ha messo veramente alla prova ed è brutto dirlo ma, se le gare fossero andate bene, ne sarei uscito con meno insegnamenti. Ma veniamo al resoconto delle gare senza dimenticare delle importanti considerazioni per chi non conoscesse bene questa disciplina.
Aver affrontato un mondiale così delicato mi ha messo veramente alla prova ed è brutto dirlo ma, se le gare fossero andate bene, ne sarei uscito con meno insegnamenti.
La prima gara in programma è la sprint nel centro di Viborg, per l’occasione chiuso al traffico. Ero contento di tornare in gara dopo tanto tempo, dopo la sfortunata mass start degli Europei dove in ogni caso avevo trovato delle buone conferme tecniche e fisiche. Il percorso di gara è esattamente paragonabile a quello di una gara di corsa orientamento, oramai sempre più spesso le sprint di MTB-O si avvicinano a quelle di C-O, è un dato di fatto. Il problema è che la velocità e la difficoltà di lettura rendono il tutto estremamente più difficile. Parto molto presto, non avendo molti punti nel ranking IOF. La situazione è fin troppo calma, ma io sono molto concentrato, una concentrazione che purtroppo non ritroverò più nelle gare seguenti. La gara procede bene, so che non posso spingere al massimo per non rischiare troppo ma riesco ad essere fluido, nei primi sette punti di controllo riesco anche a raggiungere un avversario partito prima di me, poi una sbavatura alla 9 anticipando un bivio, un errore evitabile che però ci può stare, qualche scelta non troppo azzeccata e alcuni rischi nei successivi punti della prova. Andando alla 18 il mio mondiale è praticamente finito. Mentre guardavo la carta in un tratto rettilineo ad alta velocità mi sono ritrovato improvvisamente a terra. In un primo momento non sapevo cosa fosse successo, il mio dito era al sicuro fortunatamente. In sostanza avevo fatto frontale con una ragazza della categoria W20. Sono ripartito sbagliando subito e sbagliando nel punto in cui il 90% dei concorrenti ha sbagliato e ormai con poca motivazione ho concluso la mia gara in quasi 29’, almeno 2’ in più del previsto e con molte escoriazioni. Il mondiale è iniziato nel peggiore dei modi ma, fortunatamente per noi, Fabiano Bettega è riuscito a centrare un 5° posto (miglior risultato del Team Italia staffetta esclusa), le gare super tecniche sembravano fatte apposta per lui.
La gara middle era in programma due giorni dopo, nel giorno di riposo era previsto un model Event in fin dei conti poco utile perché la zona di gara era a quasi 100 km di distanza, sulla costa orientale della penisola dello Jütland, precisamente a Ebeltoft. Sapevamo cosa ci aspettava: una gara estremamente tecnica. Purtroppo fino a quando non sono partito non potevo capirlo fino in fondo. Sono partito con la voglia di riscattare la prova della sprint, ma essere troppo determinato mi ha fatto sbagliare sin da subito. Con il senno di poi, avrei sicuramente dovuto affrontare la prova con estrema cautela, quasi in modalità allenamento, e forse mi sarei salvato. Gli unici intertempi discreti sono stati quelli fatti insieme ad altri. Come è possibile analizzare sulla carta, la parte alta, presentava un reticolo di sentieri veramente estremo con numerosi incroci di linee. La scala al 7500 poteva aiutare (utilizzando il classico 1:10000) alcune parti sarebbero state quasi illeggibili. Di certo questa prova è stata quasi proibitiva. Il mio livello tecnico attuale mi rende veramente difficile essere performante in queste gare.
Il giorno seguente era in programma la gara long, a Stråsø, in una vastissima zona rurale/forestale. Questa gara poteva rappresentare per me l’occasione del riscatto, infatti la Long è la prova in cui mi sento più forte, visto che alterna tratti di lettura carta a tratti in cui è importante spingere sui pedali. La sfortuna anche in questo caso ha condizionato pesantemente la mia prova: tra il primo e il secondo punto ho avuto subito un problema meccanico. Il perno della ruota anteriore ha cominciato a svitarsi, sarebbe bastata una brugola per riavvitarlo ma, come spesso accade, non avevo attrezzi nell’unica volta in cui ne avrei avuto bisogno. Ovviamente riavvitarlo a mano era quasi inutile perciò mi sono dovuto ritirare. Questo è stato decisamente il colpo del KO. Analizzando la gara nel suo sviluppo, si può notare come la rete sentieristica sia molto simmetrica ma anche fitta. Inoltre sono presenti due zone della carta molto tecniche tra il 5° e il 7° punto in cui si ripassava a circa metà gara e una zona a est della carta che si attraversava tra il 9° e il 12° oltre che nel finale di gara. Il terreno era molto pesante fuori dalle strade forestali, con radici e talvolta sabbia ma generalmente i rilievi erano modesti, come sempre in Danimarca. In ogni caso una gara per passisti. Luca Dallavalle è riuscito quasi a centrare la top 10 con una buona gara.
Durante il giorno di riposo ho fatto un breve giro in carta per trovare il feeling e arrivare alla mass start con il morale non troppo basso. Il bello ma anche il brutto di questa prova è l’incertezza e la componente tattica. In questo caso però la componente tecnica sovrastava le altre. Si gareggiava in una piccola zona a nord di Viborg, un bosco suburbano con una miriade di sentieri. La gara prevedeva 3 giri con 3 cambi carta in una zona ristretta, un trasferimento a sud per alcuni punti veloci in farfalla e un finale molto tecnico e delicato, in parole povere c’era da leggere e non sbagliare. La cosa non mi è riuscita, 3 primi punti diversi costringevano i concorrenti ad andare in tutte le direzioni in zona punto, perciò ho perso del tempo, la gara tuttavia non era ancora finita. Seppur abbastanza indietro nella classifica parziale, mi sono divertito a svolgere la parte centrale del percorso, fino a quando, con la voglia di recuperare, ho sbagliato pesantemente alla 15. Questo errore mi ha fatto capire molte cose, ad esempio che la velocità in gara non deve essere esagerata per non commettere errori, soprattutto in gare tecniche. Ci vuole tempo per affinare certi automatismi, l’esperienza non è una cosa immediata. Grazie a questi insegnamenti sono tornato dal mondiale con un pensiero positivo, i risultati sono stati negativi ma è stata pur sempre un’esperienza necessaria alla quale non potevo arrivare preparato visto l’infortunio e le poche gare fatte in generale.
Ci vuole tempo per affinare certi automatismi, l’esperienza non è una cosa immediata.
Nell’ultimo giorno di gare i miei compagni hanno confermato il loro 4° posto in staffetta con una gara solida in un terreno veramente ostico. Direi che ho ancora molto da imparare da loro ma fortunatamente ho anche molto tempo per farlo.